UN’EMERGENZA DELLA LEGALITÀ?
UN’EMERGENZA DELLA LEGALITÀ?
Per una riflessione critica, contro ogni dogmatismo,
sulla questione vaccini e green pass
La difficile situazione in cui l’Italia si è trovata in conseguenza della pandemia di Covid-19 ha determinato non solo una tragica emergenza sanitaria, ma anche una serie di violazioni palesi o striscianti delle norme e dei principi fondamentali di uno Stato di diritto, che si prolungano dal marzo 2020 e sono tali da configurare una vera e propria sospensione dell’esercizio di fondamentali diritti costituzionali per una parte rilevante dei cittadini italiani
Il motivo fondamentale di questo stato di eccezione è che i provvedimenti di limitazione delle libertà personali sono stati approvati in molti casi non – come impone la Costituzione – mediante leggi discusse e approvate dal Parlamento che è espressione della sovranità popolare, ma con atti di natura amministrativa (DPCM, ordinanze di presidenti di Regione e sindaci, ecc.) e spesso senza un ampio dibattito parlamentare. Un vero e proprio caos di norme e di responsabilità, che ha generato grande disorientamento, mentre gli organi di garanzia della legalità costituzionale sono purtroppo quasi sempre rimasti silenti o addirittura hanno assecondato tali processi degenerativi. Viviamo dunque una grave emergenza della legalità e dei meccanismi di partecipazione democratica.
È in questo contesto che si collocano i recenti provvedimenti che impongono il possesso della cosiddetta certificazione verde (“green pass”) per poter esercitare effettivamente una serie di diritti costituzionali, come quello al lavoro o alla libera circolazione.
Occorre a nostro avviso distinguere fra la questione dell’obbligo di vaccinazione e quella dell’obbligo di possedere il green pass.
Il primo punto da chiarire è che ad oggi la vaccinazione contro il Covid-19 non costituisce un obbligo di legge (e non può esserlo, poiché le autorità sanitarie – EMA – hanno concesso solo un’autorizzazione condizionata di validità annuale rinnovabile, in quanto siamo ancora in fase sperimentale), e questo lascia i cittadini liberi di scegliere in coscienza. La Corte costituzionale ha in passato affermato che una legge impositiva di un trattamento sanitario può non essere incompatibile con l’art. 32 della Costituzione, quando l’obbligo sia «diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale».
Se il dovere di solidarietà (art. 2 Costituzione) è chiaramente operante, d’altra parte qualsiasi obbligo che limiti le libertà individuali deve necessariamente avere un saldo fondamento ed essere prescritto da una legge, e non da norme di altro tipo: occorre dimostrare scientificamente che l’esercizio di un diritto di libertà costituisce effettivamente una lesione di un bene maggiore (i diritti della collettività, la salute della collettività). Purtroppo, sappiamo che anche una persona vaccinata si può reinfettare e propagare il virus, e su questo tema ancora non si hanno certezze definitive (l’impennata di nuovi contagi in Gran Bretagna, che ha preceduto gli altri paesi nella vaccinazione di massa, ce lo ricorda drammaticamente).
Di fatto, l’imposizione del green pass come requisito imprescindibile per esercitare il diritto al lavoro costituisce un modo surrettizio di aggirare la Costituzione e di imporre un obbligo vaccinale che non può, nella fase attuale, essere stabilito per legge.
L’Italia sembra essere l’unico Stato in Europa che ha applicato sistematicamente l’obbligo del green pass, strumento che invece è stato ideato in sede europea per agevolare la libera circolazione e per consentire il superamento delle gravi limitazioni della mobilità fra uno Stato e l’altro. La stessa Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa (47 Stati membri) ha raccomandato di «garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno sia sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo perché si vaccini se non desidera farlo» e di «garantire che nessuno sia discriminato per il fatto di non essere vaccinato».
Di fronte alla complessità della situazione, ci preme ribadire il nostro atteggiamento di cittadini consapevoli, rispettosi dei principi della convivenza civile e dello Stato di diritto, assieme al nostro impegno costante ad esercitare con piena responsabilità le nostre libertà personali nel rispetto di quelle altrui e in un contesto democratico e solidale. Auspichiamo fortemente che le istituzioni che ci rappresentano ritrovino la rotta chiara e ineludibile tracciata dalla Costituzione repubblicana e dalle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute a cui il nostro ordinamento si conforma (art. 11 della Cost.) e la seguano senza deviazioni, restituendo al Parlamento i poteri fondamentali che gli competono e garantendo il libero dibattito delle idee nel rispetto del pluralismo. Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine a mantenere vigile la coscienza e a contribuire con i metodi della partecipazione democratica alla piena ed effettiva attuazione della nostra Costituzione, senza accettare deroghe tali da costituire pericolosi precedenti a cui esperienze ben più invasive potrebbero un giorno richiamarsi.
Associazione “Terra Libera Tutti” (Reggello – FI)
(documento approvato nell’Assemblea del 29 ottobre 2021