n.6 della rubrica Strana-Mente
Stranamente N.6
C’era una volta il “contadino 2.13”. Questa nuova versione di lavoratore della terra, non cercava solo di tirar fuori da mangiare dai propri campi, ma inseguiva un riscatto. Quello che fino ad allora gli avevano fatto credere, era che chiunque ha bisogno di una banca, di una casa di proprietà dai costi proibitivi, di una macchina che lo potesse contraddistinguere, di un cellulare, di vestiti sempre diversi, ecc. ecc.
Il riscatto che questa nuova versione di contadino cercava era proprio un riscatto da tutto questo. Tutte cose che gli era stato fatto credere necessarie e che alla fine aveva scoperto non esserlo veramente. Il primo passo era la presa di coscienza e questo era stato fatto. Poi si passava al riacquisire un’autostima minata alla radice. Nessuno gli aveva mai detto che con quelle due preziose mani, collegate a quella preziosa testa, si riuscivano a fare cose straordinarie. Tutto, fino ad allora, aveva lavorato per fargli credere che senza un assistenzialismo istituzionale, non si era capaci di far niente. Niente che potesse permettergli di avere tutte le cose elencate qui sopra. Ora che aveva scoperto di non aver bisogno di tutte quelle cose, era pronto a lanciarsi in un’avventura tutta nuova.
Il contadino 2.13 partiva dall’idea che quello che aveva intorno non era qualcosa acquisito di diritto dai suoi avi, ma piuttosto qualcosa preso in prestito dai suoi figli e nipoti. Per questo l’impegno maggiore era concentrato nel poter restituire questo prezioso bene nelle stesse condizioni, se non migliorato, di quelle da lui trovate. Partendo da questo prezioso principio, tutto quello che gli si presentava di fronte, tutti i dubbi, tutte le meravigliose scoperte, erano da lui considerate qualcosa di incredibilmente complesso che non doveva per forza essere spiegato.
Non c’era bisogno di passatempi o tempo libero, tutto era vita e, in quanto tale, necessitava di essere vissuta a pieno, senza falsità o pesanti obblighi ai quali dover far fronte.
Il lavoro era comunque duro e per questo si chiedeva aiuto agli altri. Si riscopriva così che non si era i soli a vederla in quel modo, ma la fuori c’erano una miriade di persone che si sentivano come lui, pronte anche loro a diventare contadini 2.13. Era bello vedere le mani che si incrociavano sopra una pagnotta di pane, volti sorridenti anche di fronte alle difficoltà, perché anche le difficoltà facevano parte di quella splendida biodiversità che la vita ci regala. Superarle insieme, allora, diventava più semplice e niente sembrava impossibile. L’incredibile magia dell’essere umano pian piano risorgeva e così l’intero universo veniva a gioirne.
Non dimentichiamo mai chi siamo e mai smettiamo di domandarci il perché della nostra venuta su questo pianeta. Solo con queste consapevolezze potremmo ricreare quello che è stato distrutto. Solo abbandonando il nostro illusorio benessere potremo davvero abbandonare la vita senza esserne troppo attaccati, nella consapevolezza di aver vissuto a pieno il tutto.
Il tempo a disposizione sta per scadere e questa mia prima rubrica dell’anno vuol essere un invito a tutti nel cercare di non perdere tempo cercando alibi alla presa di posizione ultima. Tutti abbiamo tra le mani il potere di creare la magia del cambiamento, a maggior ragione se supportati da persone vere che ci vogliono bene.
Buon 2013 e che quest’anno possa essere l’anno del cambiamento, questo è il mio augurio sincero.
Peace.
G.