n.7 della rubrica Strana-Mente
C’era una volta una grande fiera costruita a Milano che gli organizzatori avevano chiamato EXPO. In questa fiera si cercava di proporre un nuovo modello di sviluppo: “Nutrire il Pianeta, Energie per la Vita”, recitava il motto.
Durante la costruzione delle strutture (si, perché tutto fu costruito dal niente), si scoprì che molte erano state le infiltrazioni mafiose e altrettanti gli sprechi di denatro ed energie (appunto). Poi furono invitati alcuni soggetti, rappresentanti delle corporazioni e dei poteri forti dell’economia mondiale dell’epoca, che sembravano ai più avere responsabilità dirette con il problema di (appunto) “Nutrire il Pianeta”. Questo fece si che quelle faraoniche strutture costruite in fretta e furia si trasformassero in una specie di strano luna park, anziché ospitare chi davvero aveva a cuore la salute della società mondiale.
C’erano però persone che si avvicinavano a questo evento e che cercavano di sussurrare nelle orecchie della gente che un modello di sviluppo alternativo a quello imperante era possibile. Persone che non si erano fatte intimorire né dalle strutture architettoniche mastodontiche, né dalla presenza di quei soggetti che avevano fatto della prepotenza il loro abituale modo di agire.
Queste persone continuavano da anni a muoversi come formichine accumulando saperi ed esperienze che sarebbero state, di li a poco, l’essenza della rinascita dell’uomo nuovo. Autosufficienza, convivialità e spirito comunitario, recupero dei valori morali, spiritualità, tolleranza, accoglienza ed altro ancora, caratterizzavano il modo di agire di questo nuovo abitante del nostro pianeta. Certo che si dovette passare in mezzo ad un periodo caratterizzato da tensioni e conflitti, ma finalmente la formichina era riuscita ad accumulare le conoscenze giuste per poter controbilanciare il collasso del sistema economico di consumo fino ad allora dominante.
Questo fu possibile, però, solo grazie ad una presa di coscienza collettiva. Si arrivò ad un punto tale che anche chi fino ad allora aveva basato il proprio stile di vita sull’apparire e quindi sul consumo convulsivo di oggetti per lo più inutili, si era accorto della falsità di tutto quello che veniva proposto dall’allora classe dirigente. Fu in quel momento, proprio mentre i potenti cercavano di succhiare le ultime gocce di sangue, che fu detto un grosso “NO!”. Niente sembrava così fondamentale: la macchina nuova, la casa perfetta, il conto in banca, il vestito dei miei sogni, la vacanza esotica, il nuovo modello di cellulare sempre più leggero, internet sempre più veloce… la “pornografia dei consumi” sembrò perdere il suo appeal.
Gli sguardi delle persone tornarono ad incrociarsi alzandosi dagli schermi luminosi, le calde parole tornarono lentamente ad uscire dalle bocche della gente che pian piano ritrovò il bello dell’abbracciarsi e stare insieme. Se c’è una cosa che sembra essere stata decisiva in questo processo di rinascita fu proprio questa: lo spirito comunitario. La solitudine che per decenni aveva alimentato il bisogno compulsivo dei consumi aveva avvizzito la gioia e la tranquillità data dal sentirsi parte di un gruppo di persone. La sicurezza che dopo una caduta qualcuno era lì accanto a te a rialzarti e a percorrere con te i primi passi che ti avrebbero ricondotto nel gruppo, dette subito un’iniezione di fiducia a chi si sentiva di voler provare a fare un salto nel buio o forse meglio dire nella luce.
Oggi, in questo nuovo mondo, l’amore verso il prossimo sembra un fatto scontato e sembriamo non dare risalto al fatto che non ci sia sfiducia in chi ci si avvicina. Pensate un attimo a come doveva essere difficile a quei tempi. Nessuno si fidava completamente di nessuno, i vicini di casa erano potenziali nemici se non assassini, quando qualcuno ci si faceva vicino, anche solo per chiedere informazioni, si provava immediatamente un senso di disagio e la nostra testa si domandava subito “ma cosa vorrà questo individuo da me?”, perfino persone che fuggivano da guerre e disastri naturali venivano allontanati a volte anche con la violenza.
Per fortuna tutto questo è cambiato in quei primi anni del terzo millennio. Nessuno può realmente immaginarsi cosa sarebbe potuto succedere se non ci fosse stata quella presa di coscienza collettiva. Sicuramente adesso non saremmo qui a scrivere ed ad interrogarci su come poter lasciare ai nostri figli un mondo migliore su cui costruire un percorso di pace.
Peace.
G.